Abbazia di San Tommaso in Foglia
Una chiesa che di abbazia ha conservato soltanto il nome, quasi che il venir meno del titolo potesse recare offesa alla costruzione stessa e alla sua grande storia. Siamo a Montelabbate, alla scoperta di un luogo oggi poco noto, ma un tempo meta di papi e imperatori: è l’ Abbazia di San Tommaso in Foglia.

Uno sguardo sull’ Abbazia di San Tommaso in Foglia
Come l’ Abbazia di San Tommaso in Foglia si presenta agli occhi del visitatore
E’ praticamente impossibile per gli automobilisti che transitano per la montelabbatese, via che collega Pesaro a Urbino, gettare un’occhiata al volo sull’abbazia. Seppure la strada lambisca ciò che resta dell’antico complesso monastico, esso rimane infatti nascosto da alti alberi e da un ciuffo di abitazioni che tolgono allo sguardo ogni spiraglio. L’unica soluzione per godere di questa meraviglia inserita nella bassa valle del Foglia è allora quella di fermarsi e prendersi dieci minuti. Garantito, il gioco vale la candela.
Avvicinandosi alle forme severe dell’ Abbazia di San Tommaso in Foglia la sorpresa è grande: se ne percepisce immediatamente l’antica importanza, quell’importanza oggi venuta a mancare.

La porta d’ingresso sovrastata da una bifora
Gli svariati rimaneggiamenti subiti dall’edificio nel corso della storia ne rendono difficoltosa la descrizione. Di primo acchito l’architettura sembrerebbe tardo-romanica, tipica del XIII° secolo, ma i libri ci avvisano che la struttura che abbiamo davanti è molto più anziana. I testi raccontano inoltre che questa, un tempo, doveva certo essere collegata sulla destra ad alcuni edifici, a loro volta circondati da una cortina muraria. Si pensa che fosse presente, ad ulteriore difesa, un complesso sistema idraulico atto ad allagare la zona a mo’ di fossato in caso di necessità.
Sulla facciata a capanna si apre una porta in pietra bianca tanto grande quanto semplice. Una lunetta cieca viene compresa tra l’arco a tutto sesto e l’architrave, elementi questi privi di decorazioni al pari degli stipiti. Poco più su dell’ingresso si apre una solitaria bifora.
Un’entrata simile, ma molto più piccola, è presente sul lato sinistro della chiesa. Sopra di essa però non vi è una finestra, piuttosto una croce greca scolpita che ha tutta l’aria di un qualcosa di esoterico.
Le mura sono realizzate con piccoli conci di pietra incastrati alla perfezione l’uno sull’altro e tagliati con la perizia tipica dei monaci che popolavano queste valli attorno all’anno mille. A dire della pazienza ci pensano i tratteggi minuziosamente scolpiti su diverse pietre, segni illeggibili per noi contemporanei ma che probabilmente avevano un significato ben preciso agli occhi dei religiosi d’allora.
L’interno della chiesa
Sono tre le navate che compongono questo luogo sacro ed è quella centrale ad ospitare l’abside semicircolare. Il colonnato di destra è quello originario (e l’occhio non può certo mancare di cogliere i preziosi capitelli altomedievali), mentre a sinistra ci sono dei pilastri realizzati – si può dire alla meno peggio – per far fronte ai danni provocati dal tremendo terremoto del 1781.
Nella navata di sinistra viene conservata una gran quantità di reperti risalenti alle età romana e medievale rinvenuti durante i numerosi lavori che San Tommaso in Foglia ha visto susseguirsi negli anni o tornati alla luce nelle immediate vicinanze dopo secoli di oblio.
Benché il luogo sacro sia stato visibilmente ridotto, accorciato, l’appellativo che gli si può attribuire è uno solamente: grandioso.

Interno dell’ Abbazia di San Tommaso in Foglia
Abbazia di San Tommaso in Foglia, un pochino di storia.
L’area attorno alla chiesa, come dimostrano i rinvenimenti di cui abbiamo già detto, ha visto scorrere la vita fin dagli albori della storia. E se è vero che un antico documento data la fondazione di San Tommaso in Foglia negli ultimi anni del X° secolo, è utile notare come molti studiosi siano inclini a mettere sulle spalle del luogo di culto parecchie primavere in più, a vedere in detta data un rilancio della struttura piuttosto che la nascita della stessa.
Svariati sono gli elementi che danno valore a questa ipotesi. Già nel ‘700 Giovan Battista Passeri aveva visitato la chiesa – allora poteva vantare un minor numero di mutilazioni – ed era rimasto stupito dalla differenza tra lo stile delle absidi (al tempo erano tre) e quello del restante edificio, domandandosi se per caso queste fossero state riattate a partire da nicchioni di un preesistente tempio pagano. Non solo, per riempire le mura era stato palesemente riutilizzato del materiale più antico, venne addirittura estratto un altare dedicato al dio Silvano.
Vi è poi un capitello molto particolare. Un capitello che presenta su tre lati alcuni volti umani, il cui metodo di realizzazione è tipico della prima età carolingia… ma la parte più interessante sta nel quarto lato, quello che avrebbe dovuto essere murato: qui sono scolpite foglie d’acanto come nel più tradizionale stile corinzio. Sì, ancora loro, i romani.
Un monastero che fu meta di papi e imperatori
L’osservatore attento non mancherà di notare, incastonata nella facciata della chiesa, una formella con un volto impresso: è il volto di Papa Clemente II.

Abbazia di San Tommaso in Foglia – Formella raffigurante Clemente II
Ma chi era costui? Clemente II era un tedesco che prima di salire al soglio pontificio esercitava la funzione di vescovo in quel di Bamberga. Uomo già anziano e in odore di santità, venne eletto Papa la vigilia del Natale 1046, e il giorno seguente incoronò l’Imperatore Enrico III.
Di ritorno da un viaggio in Germania, stanco del lungo vagare, decise di fermarsi nell’allora celebre Abbazia di San Tommaso in Foglia per raccogliere energie a sufficienza prima di rimettersi in cammino verso Roma. Ma anziché riprendere vigore, il corpo esausto di Clemente II finì preda della malaria. Il Pontefice cedette alla malattia il 9 ottobre 1047, non prima però di concedere ai monaci che circondavano il suo letto di morte una enorme quantità di terre. Terre che i religiosi seppero sfruttare al meglio, rendendo se possibile l’abbazia ancor più potente.
Prima di raggiungere l’amata terra natia, i resti di Clemente riposarono per ben due anni presso San Tommaso in Foglia. In questo lasso di tempo furono tantissimi i pellegrini accorsi a visitare il Papa defunto e numerosi i miracoli attribuiti al morto, tanto che la fama dell’abbazia si spanse per tutta Europa. Una fama che non accennava a diminuire, se è vero che quasi un secolo dopo un altro tedesco, nientemeno che l’Imperatore Lotario II il Sassone, venne a visitare il luogo di culto con il fine di sciogliere un voto.
In breve l’abbazia divenne così ricca da potersi permettere la costruzione di un castello nelle immediate vicinanze. Il castello di Montelabbate, appunto, inizialmente edificato per dare rifugio alle genti di un vicino abitato franato a valle. Il complesso fu costruito così bene, in un luogo così florido e facilmente difendibile, che con l’arrivo del turbolento tardo-medioevo divenne pedina fondamentale per il controllo del territorio.
Per il tiro mancino di quel destino un po’ burlone e un po’ crudele, più rapidamente il castello accresceva la sua importanza, tanto più velocemente l’antico monastero di San Tommaso in Foglia si avviava alla decadenza.
E’ vero, anche di questi tempi l’abbazia è una gioia per gli occhi, ma una gioia venata di tristezza per coloro che ne conoscono i fasti passati.
BIBLIOGRAFIA
- L. MICHELINI TOCCI – Castelli pesaresi sulla riva destra del Foglia – Cassa di risparmio di Pesaro, 1973
- C. ORTOLANI – Pian del Bruscolo – Banca dell’Adriatico, 2008
- D. SACCO – La provincia dei Centoborghi – Metauro, 2006