CASTELDIMEZZO, IL BORGO SOSPESO TRA CIELO E MARE
A cavallo tra Marche e Romagna, tra mare e collina, tra inferno e paradiso: Casteldimezzo è incantevole luogo di opposti.
Anticamente conosciuto come Gaiola, termine che sta a significare “piccola selva”, questo abitato dal ‘300 prende a essere chiamato Castrum Medii. Ciò avviene per la sua posizione mediana tra i castelli di Gabicce e di Fiorenzuola di Focara. Non ci si lasci però ingannare dall’altisonante nomea contemporanea dei vicini, e neppure delle minute dimensioni odierne del nostro borgo: c’era un tempo in cui la star del posto era proprio Casteldimezzo.
L’importante porto che sorgeva alle pendici del suo colle e la protezione offerta dagli adiacenti centri fortificati lo resero infatti castello di assoluto rilievo. Non è un caso che questo luogo aspramente conteso tra la Chiesa ravennate e pesarese prima e tra i due rami della famiglia Malatesta poi, sia stato scelto come dimora dagli arcivescovi di Ravenna. Non solo, Casteldimezzo ospitò imponenti guarnigioni militari sia ai tempi dei già citati Signori di Rimini che a quelli degli Sforza e dei Della Rovere.

La torre superstite e ciò che rimane della cinta muraria di Casteldimezzo
Certo, dell’antica potenza, oggi non rimangono che ricordi, ruderi e infinite suggestioni.
E’ il nefasto agire del mare sulle tenere pendici della collina a decretare la rovina di Casteldimezzo. Il disastro è datato 1648, anno in cui metà paese scivola giù, in un tuffo di oltre duecento metri, per essere ingoiato dall’azzurro dell’Adriatiatico.
Poco resta dell’antica cinta muraria, e delle numerose torri che la puntellavano non ne rimane che una. Un ristorante ha preso il posto della rocca. Eppure Casteldimezzo è ancora paese cui il fascino non difetta.
L’occhio racconta Casteldimezzo.
Ancor prima di mettere piede nel paese vero e proprio, facendosi largo tra la fitta vegetazione cresciuta al margine della via, il visitatore può gettare lo sguardo oltre la rete di protezione e scorgere un bel pezzo di tradizione locale: è il Picco del Diavolo, una sorta di corno tremendissimo che si innalza dalle acque e dove si dice si riuniscano le streghe nella notte tra il trenta aprile e il primo maggio per adorare il maligno.

Il Picco del Diavolo, tanto sinistro quanto stupefacente
E’ bello passeggiare per le poche e strette vie di Casteldimezzo. Una camminata certo breve, ma che ogni volta porta in sé quel non so ché a metà tra romanticismo e nostalgia. Sarà interessante sapere, per il forestiero più curioso, che i suoi piedi stanno calpestando sampietrini squadrati a mano che arrivano dritti dritti dal ‘500.
La Chiesa del Santissimo Crocifisso di Casteldimezzo.
L’attrattiva più celebre di Casteldimezzo è la piccola Chiesa. Oggi conosciuto come del Santissimo Crocifisso, già dedicato ai santi Cristoforo e Apollinare, il Santuario ha visto ricostruita la sua torre campanaria sul finire degli anni ’50 dopo il crollo della stessa a causa di un fulmine.

Il leggendario Crocifisso Venuto dal Mare
All’interno sono custoditi i resti mortali di Santa Vittoria e diverse opere d’arte. Di tutto rilievo la pala d’altare realizzata da Francesco Zaganelli. Tuttavia è principalmente il Crocifisso posto nella cappella laterale a richiamare turisti e fedeli in gran numero. A quanto pare la scultura lignea, attribuibile agli artisti Iacobello da Fiore e Antonio di Buonvicino e conosciuta come il Crocifisso venuto dal mare, si è resa protagonista di svariati miracoli. Su tutti quello che nel 1517 salvò Casteldimezzo e le sue genti dalla furia delle truppe fiorentine che presero d’assedio il paese.
Casteldimezzo, il luogo dove cielo, mare e terra si fondono per divenire un unico luogo di meraviglia.
Buona visita.
Scopri cos’altro vedere a Pesaro e dintorni
BIBLIOGRAFIA
- D. Sacco, La Provincia dei Centoborghi, Metauro Editore, Pesaro 2008
- L. Michelini Tocci, Gradara e i castelli a sinistra del Foglia, Cassa di Risparmio di Pesaro, Pesaro 1974
Vago spesso nel web alla ricerca di qualche spunto sul luogo dove la mia anima ha trovato il suo posto; questa volta sono capitato nella tua pagina 😉 Casteldimezzo per me è l’amore, quello vero, non serve dire altro. Se ti può interessare, questa è una pagina che gli ho dedicato:
http://www.marcobonatti.it/contenuti/eccomi/di_corsa.php
Ma il mio sito gronda di riferimenti a questo luogo magico 😉
Grazie per il tuo pezzo. Un saluto.
Marco Bonatti
Grazie a te, Marco. Ho letto l’articolo che hai linkato e devo dire mi ha sorpreso. Piacevolmente sorpreso. E’ bello, per non tirare in ballo aggettivi più forti, leggere del tuo legame profondo con Casteldimezzo. Sai, oggi mi sono beccato una lezione sul vino. Mi viene da pensare che noi esseri umani in fondo siamo un po’ come quel vino che stando a contatto con il legno della botte ne assorbe gli umori, quegli umori che lo rendono unico e complesso. Solo che a scrivere sulla nostra anima non è un particolare tipo di materiale, piuttosto i luoghi che ci hanno cresciuto o che, semplicemente, amiamo. Un sorriso.