Certalto di Macerata Feltria, un abitato sospeso tra bellezza e inquietudine
Certalto, un pezzetto d’anima perduta e ritrovata, un ricordo d’altri divenuto da subito legame profondo.
Erano i primi mesi di patente, un giorno piantato nel finire degli anni ’90, di quelli che avere un volante tra le mani e un sedile ficcato sotto le natiche ti fa credere d’essere il padrone del mondo, che ti basta un pieno al serbatoio per sentirti Jack Kerouac.

La casetta di Certalto di Macerata Feltria
Ricordo ancora il momento: con una mano stavo inforcando un paio d’occhiali da sole e le chiavi dell’auto saltellavano distrattamente sull’altra. In testa, la ferma intenzione di un’immediata esplorazione ai confini del mondo conosciuto: Riccione.
“Ora che guidi” disse mia madre dal fondo della cucina mentre un piede era già pronto a svignarsela fuori la porta, “mi piacerebbe poter rivedere la casa di nonna. So che era dalle parti di Macerata Feltria, in un paesino. Ma quale non lo so proprio. Ci sono stata solo una volta quando avevo quattro o cinque anni”.
In effetti, dopo che nonna s’era sposata aveva portato armi e bagagli a Montecopiolo e, visto che nessuno guidava, le occasioni di rivedere la vecchia casa erano rare come bertucce con un master in economia.
“Come la troviamo, Ma’? Manco sappiamo di preciso dov’è!”
“Ricordo che era piccolissima” mi fa’, “che se stendevi le braccia potevi toccare tutt’e due le pareti esterne in una volta sola”.
La guardai come se avesse un cetriolo al posto del naso e giudicai l’immagine che mi aveva proposto come irreale, un quadro frutto delle proporzioni farlocche che le menti dei bambini sono solite archiviare. La cosa si concluse con una vaga promessa di future ricerche, che non si concretizzò mai.
Fino ad ora, perché oggi quella casetta che potevi stringere in un abbraccio l’ho trovata. Per caso, Ma’, ma te l’ho trovata: è a Certalto.
Certalto di Macerata Feltria, l’incanto della semplicità
La prima cosa che si nota arrivando in questo vecchio castello è il profumo avvolgente che viene dalla terra coltivata, dal fieno cotto dal sole, dai frutti che i rami, tendendosi come braccia, paiono offrire al visitatore. E su questa terra splendida gli occhi possono vagare liberamente per chilometri, ben oltre il borgo di Sassocorvaro che fiero si specchia sulle acque del lago di Mercatale dalla cima del suo bel poggio.
Ad accogliere il forestiero, all’imbocco del paese di Certalto, un casa strana e splendida al contempo. Un’abitazione che le parti sgombre di rampicanti e coloratissimi fiori rivelano essere in pietra arenaria. Questa si unisce a quello che doveva essere l’alloggio di nonna per dar vita a una struttura simile a un punto e virgola al contrario.
Da principio si individua nella figura d’architetto il più eccentrico dei matti, ma poi viene da domandarsi se sotto questa particolare costruzione ci sia dell’altro. E in effetti dell’altro c’è: le due case assieme, in tempi remoti, formavano un bastione. Ma mica un bastione come un altro, un bastione che non pochi storici credono realizzato su progetto del grande Francesco di Giorgio Martini.
Proseguendo, ci si imbatte nella porta d’accesso che si apre tra mura scarpate, cui l’intonaco ha purtroppo sottratto anni e fascino. Si prende poi a sinistra, magari lasciando che la mano accarezzi ciò che rimane della vecchia cinta muraria e si arriva dinnanzi la bella Chiesa di San Cristoforo. Ai piedi dello slanciato campanile, una lapide. Una lapide che accenna a un fatto orribile, un fatto su cui non si può che cercare qualche informazione al riguardo perché il tempo non lo lavi del tutto via dalla memoria collettiva.

Certalto, il bastione riattato ad abitazione
Angela Lazzarini, il cuore buono di Certalto.
C’è voluto più di un libro per scoprire che negli anni ‘20 Certalto balzò agli onori delle cronache nazionali per via di una grande esplosione dovuta ad un gas sotterraneo che fece ballare mezza vallata. Dell’enorme botto non te lo dice nessuno, è un evento fuori dall’ordinario eppure di secondo piano. Qui il fatto che tutti ricordano è un altro. Un fatto culminato in tragedia il 28 giugno 1944.
Tutto cominciò attorno alla metà di giugno, quando Angela nascose in casa sua un disertore della Legione Tagliamento. Con l’aiuto delle donne del vicinato, la giovane fece sparire le armi del ragazzo e procurò lui abiti civili.
A questo punto le versioni si fanno contrastanti. Alcuni sostengono che il Giorgi (questo il cognome di colui che Angela aveva tentato di aiutare) finse soltanto di voler abbandonare la causa fascista e, tornato in caserma, riferì l’accaduto ai suoi superiori per guadagnarsi un riconoscente buffetto. Altri affermano che l’arresto della giovane avvenne in seguito alla delazione di un paesano (tale Giovannetti).
Sia come sia, ai famigliari della ragazza e ad alcuni vicini toccò di essere picchiati a sangue, ma ad Angela fu riservata la sorte più inumana. Fu violentata a turno, prima dagli ufficiali e poi dalla soldataglia. Venne rilasciata e rispedita a casa, ma solo perché il 27 giugno il colonnello Merico Zuccari potesse avere il piacere di comunicarle in prima persona la sua condanna a morte.
Con una benda sugli occhi, rivolta come suo desiderio alla statua della Madonna, venne fucilata il giorno successivo. Sul palco un cartello bianco con su scritto “Questa è la fine riservata ai traditori della Patria”.
A riportare il tutto su un binario meno disumano, se possibile, il racconto – non è dato sapere in che misura veritiero – di un militare che dopo la barbarie si tolse la giacca di repubblichino e prese a calpestarla.

Certalto, Chiesa di San Cristoforo
BIBLIOGRAFIA
- G. TACCHI – I centri minori della Provincia di Pesaro e Urbino – Coop. Magma, 1986
- D. SACCO – La Provincia dei Centoborghi – Metauro, 2006
Scopri su Google Maps come arrivare a Certalto