Cosa vedere a Sassocorvaro, guida al territorio comunale
Come un vecchio rapace sul suo ramo, un rapace che se ne sta sempre sul chi vive, lo splendida Sassocorvaro rimane artigliata da tempo immemore al suo colle. Di lassù, favolosa è la vista di cui godono le 3500 anime che popolano il borgo, un panorama che spazia su una buona fetta della valle del Foglia e che non può fare a meno di donare agli occhi suggestioni infinite, allorché questi andranno a posarsi sui barbagli di luce che giocano a rincorrersi sull’azzurro del lago che prende nome dalla moderna frazione di Mercatale.
Ma il Lago di Mercatale, per quanto capace di risvegliare ogni animo romantico, non è che un cenno di benvenuto posto ai piedi del capoluogo comunale, un ammiccamento al potenziale visitatore, un invito a inforcare la via ripida e tortuosa che conduce all’antico castello e alle meraviglie che in esso resistono.
E allora non rimane che scoprirla, l’affascinante Sassocorvaro.

Mercatale e il suo lago
Cosa vedere a Sassocorvaro: il centro storico
La Rocca Ubaldinesca
Senza dubbio è la rocca la principale (e davvero peculiare) attrattiva cittadina. Con la sua forma a tartaruga, simbolo alchemico di forza e durevolezza, risulta uno dei fortilizi più curiosi e incredibili d’ogni dove. Realizzata nella seconda metà del ‘400 con lo scopo di divenire la prima struttura difensiva resistente alle armi da fuoco, fu invece, dal punto di vista militare, un vero e proprio fallimento: le superfici curve delle mura si mostrarono capaci sì di ridurre la potenza d’impatto dei colpi, ma al contempo rendevano vita difficile ai difensori per la scarsa visibilità. Un vero e proprio insuccesso, dunque, che il suo ideatore (il celebre Francesco di Giorgio Martini) si guardò bene dal citare nei suoi scritti.
Ad ogni modo, la rocca di Sassocorvaro ebbe occasione di riscatto cinque secoli dopo la costruzione quando, nell’ambito della cosiddetta Operazione salvataggio di cui era incaricato il coraggioso Pasquale Rotondi, ospitò e letteralmente salvò l’arte italiana dalla furia nazista: all’interno dell’edificio vennero ammassati e occultati agli occhi del nemico lavori di Piero della Francesca, Caravaggio, Raffaello, Giorgione, Mantegna e tanti altri. Oltre seimila opere tra le più preziose, a quel che si dice, vi trovarono rifugio.
La fortezza non solo è nota agli appassionati di storia, ma lo è anche negli ambienti esoterici. Questo per via dei numerosi simboli alchemici che si celano nelle sue stanze e… anche a causa dei fantasmi che, come in ogni castello che si rispetti, non potevano certo mancare.

Sassocorvaro – Rocca Ubaldinesca
A spasso per vicoli e vie di Sassocorvaro
Uscendo dalla Rocca Ubaldinesca, gli occhi non possono fare a meno di posarsi sulla caratteristica Torre dell’orologio, un campanile vecchio di otto secoli che si staglia su un panorama d’incanto fatto dell’azzurro del lago sottostante e delle linee ora dolci, ora più decise, dei rilievi del Montefeltro. E’ proprio la torre l’unica superstite dell’ormai scomparso duecentesco luogo di culto dedicato a San Francesco d’Assisi che qui trovava ubicazione.

Sassocrovaro – Torre dell’orologio
Dinnanzi alla Torre dell’orologio troviamo il cinquecentesco Oratorio di San Rocco. L’edificio ad unica navata, successivamente riattato a sacrario per i caduti della Grande Guerra, fu originariamente eretto dalla famiglia Doria a seguito di un epidemia di peste. Interessante il dipinto di chiara ispirazione baroccesca posto sull’altare maggiore – attribuito a Giovan Battista Urbinelli – che immortala la Vergine col Bambino e i santi Rocco e Sebastiano con in secondo piano una veduta di Sassocorvaro.
Rimanendo sulla via principale (via Crescentini), senza troppo camminare, alcune forme in ferro battuto poste sulla facciata di un’abitazione si fanno notare: è un sistema di misurazione adottato anticamente in paese.
Poco lontano, una delle storiche porte d’accesso al castello detta Volta della Croce e, esattamente sopra questa, un campanile: è il campanile della collegiata di San Giovanni Battista, la principale chiesa cittadina. Questo luogo sacro, citato in un documento datato 1296, venne distrutto dalle truppe al soldo di Federico da Montefeltro quando Sassocorvaro cadde nelle di lui mani e ricostruito nel 1486. Diversi furono gli interventi subiti dalla chiesa nel corso del tempo e oggi essa si presenta esteriormente con una facciata novecentesca impreziosita da un rosone. L’interno, ad unica navata e sormontato da un soffitto a cassettoni, custodisce numerosi dipinti degni di nota.
Sulla minuta piazza appena fuori San Giovanni Battista se ne sta un’altra terrazza panoramica e, poco sotto, una scalinata che punta verso il basso. Imboccandola, il forestiero si troverà presto dalle parti di una chiesetta in laterizio che tutto fa tranne attirare l’attenzione. E’ una struttura dai tratti semplici che, tuttavia, contribuisce a fare di Sassocorvaro meta graditissima agli amanti: si dice infatti che siano conservati qui, e non a Terni, i resti mortali di San Valentino . E diversi indizi parrebbero confermare la tesi (OTTIENI MAGGIORI SU QUESTO STRAORDINARIO LUOGO DI FEDE).
La ripida viuzza continua a scendere, prende a costeggiare le mura castellane e conduce il visitatore presso tre antiche porte d’accesso: la Portaccia, il Voltone e la Porta delle Coste. Quest’ultima, parliamo di Porta delle Coste, è luogo che contribuisce a rafforzare quell’appellativo di borgo esoterico d’Italia sovente appioppato a Sassocorvaro: secondo la tradizione, ogni 26 agosto, sarebbe infatti possibile udire pianti, gemiti e i tipici rumori di una battaglia. Curioso a proposito il fatto che proprio il 26 agosto 1446 Sassocorvaro fu teatro di scontri tra le truppe urbinate e quelle riminesi, scontri che sfociarono in un tragico saccheggio dell’abitato.

Sassocorvaro – Porta delle Coste
Cosa vedere a Sassocorvaro: per villaggi e castelli
Numerose sono le frazioni che gravitano attorno al capoluogo comunale. La più popolosa è Mercatale che, posta in una posizione comoda e pianeggiante, ha visto negli ultimi anni il numero di residenti accrescere a dismisura. Ci sono poi Caprazzino, Bronzo e l’isolata San Donato in Taviglione. Ogni abitato, in effetti, conserva qualche elemento di un certo interesse per il visitatore, ma la vera meraviglia sta altrove: nei castelli di Piagnano e di Valle Avellana.
Il primo, Piagnano (di cui abbiamo detto più nel dettaglio QUI), è un borgo murato dove il tempo pare essersi fermato al medioevo e dove ogni pietra parrebbe aver immagazzinato storie a non finire. Oggi sono in pochi a conoscere questo minutissimo abitato, ma un tempo era addirittura una capitale, capitale della contea degli Oliva, nobile famiglia che seppe destreggiarsi egregiamente nello scacchiere politico d’allora nonostante l’ingombrante nomea dei vicini Montefeltro e Malatesta.

Per i vicoli di Valle Avellana
Il medioevo continua a strizzare l’occhio al visitatore che si accinge a visitare la campagna sossocorvarese e porta lui in dono un altro borghetto murato conosciuto come VALLE AVELLANA. Qui il panorama ha dell’incredibile e sono ancora visibili un vecchio arco gotico che doveva essere l’antica porta d’accesso al paese, il forno pubblico e il selciato originale. Poco lontano dal nucleo abitativo principale, l’imponente chiesa di San Giorgio fa bella mostra di sé. Ma è un altro edificio religioso, decisamente più timido e nascosto allo sguardo, quello più affascinante: è la piccola chiesa romanica di Santa Maria in Silvis che si incontra proseguendo per la via. Si tratta di un luogo carico di spiritualità, dove l’anima può rifiatare e dove natura e silenzio la fanno da padrone.
Storia di Sassocorvaro, in breve
Non si conosce con precisione l’anno in cui sorse Sassocorvaro, certo è che un documento datato 1061 incentrato sul territorio non fa menzione del borgo. Questo fa supporre che il castello venne fondato nel lasso di tempo che va dalla data del citato incartamento al XII° secolo.
Nel 1200 l’abitato era sotto il dominio della famiglia guelfa dei Berardini. Ciò non poté che portare a più di un qualche brusco scambio di vedute con la ghibellina Urbino, ma a volte Davide riesce a imporsi su Golia: con l’affermarsi del potere della Chiesa nel 1282, Sassocorvaro venne elogiata dal Pontefece per la fedeltà dimostrata, sottratta alla giurisdizione urbinate e assegnata a quella di Casteldurante (oggi Urbania).
Dal XIV° secolo toccò ai sassocorvaresi di sottostare al dominio crudele della famiglia Brancaleoni, famiglia contro la quale insorsero più volte. Ma Sassocorvaro era un bocconcino troppo goloso per non attirare le mire dei potenti vicini Malatesta e Montefeltro. E infatti nel 1424 Urbino, sostenuta da Papa Martino V°, le dichiarò guerra. Sassocorvaro allora chiese aiuto a Rimini, mossa che consentì ai Brancaleoni di mantenere il controllo sui loro possedimenti fino al 1430, anno in cui Sassocorvaro dovette sottomettersi al Signore urbinate.

Sassocorvaro – la ripida scalinata che costeggia la cinta muraria
Per trent’anni regnò l’instabilità, e l’abitato vide avvicendarsi in continuazione Montefeltro e Malatesta in qualità di dominatori. Poi, siamo nel 1463, ci fu la battaglia del Cesano che segnò la fine della casata riminese e Sassocorvaro entrò definitivamente a far parte del piccolo Stato d’Urbino.
Nel 1470 Federico da Montefeltro fece del talentuoso e fedele Ottaviano degli Ubaldini il conte di Sassocorvaro, titolo che mantenne fino alla morte (1498).
Nel 1502 l’intero ducato cadde nelle mani del temibile Cesare Borgia, che tuttavia non dovette godere a lungo delle sue conquiste.
Nel 1504 il Duca Guidubaldo, tornato al comando dello Stato, assegnò Sassocorvaro al veronese Gianandrea de Bravis. Una volta estintasi quest’ultima signoria, il paese passò nelle mani della famiglia genovese dei Doria e vi rimase fino al 1626, anno in cui tornò a essere cosa della Chiesa di Roma.
Scopri con google maps come arrivare a Sassocorvaro
Rimandiamo al sito comunale per maggiori informazioni
BIBLIOGRAFIA
- D. SACCO, La provincia dei Centoborghi, Metauro, 2006
- F. FRATERNALI, Sassocorvaro in tasca, Ciabocchi Editore, 2015
- F. FRATERNALI, Montefeltro da scoprire, Ciabocchi Editore, 2014