Isola del Piano, piccola guida di paese
Ci sono molti modi per raggiungere Isola del Piano. E tra le tante vie, la più suggestiva è senz’altro quella che parte dall’urbinate e prende a fendere i boschi delle Cesane: un piccolo serpente grigio che a stento si fa largo tra conifere, lecci, ornielli e roverelle.
Pian piano, poi, il paesaggio muta. Ad ogni tornante la natura pare appena un pochino più addomesticata che nel precedente. E, infine, tra viti e olivi, ecco dal suo poggio emergere il nostro bel castello. Un castello ancora del tutto avvolto entro possenti mura.

A spasso per il centro storico di Isola del Piano
Se l’intonaco ha lavato via vecchiaia e storia da gran parte delle abitazioni, se Porta Inferiore è stata abbattuta in favore di una più comoda viabilità nel corso dell’Ottocento e il Convento dei Girolamini ha dovuto subire la medesima sorte, altrettanta bellezza rimane a impreziosire le vie del borgo.
Il compito di raccontare l’importanza propria dello ieri del castello spetta alla quattrocentesca Chiesa dell’Annunziata: questa, come sovente tocca in sorte ai luoghi di fede più blasonati, è ricca di affreschi. Opere incantevoli che – in tutta onestà – non ti aspetteresti mai di scovare in un così minuto Comune, tra le quali spicca per bellezza una Madonna con Bambino attribuita a Giovanni Santi (padre di Raffaello).
Nell’edificio è inoltre conservato un eccezionale testimone della storia cittadina: si tratta di un capitello gotico, la cui iscrizione latina dice della completa distruzione del paese avvenuta nel 1284 e che vorrebbe la ghibellina Isola del Piano data alle fiamme dai riminesi, uomini al soldo di Martino IV, inviati in zona per soccorrere dei guelfi rifugiatisi a Sassocorvaro.
A ribadire il carattere medioevale di Isola del Piano ci pensa poi la splendida Porta del Monte, sorprendente gioiello in laterizio sormontato da un altrettanto peculiare campanile.
Uno sguardo merita anche la Chiesa di San Cristoforo ubicata sulla piazza cittadina. Benché la costruzione sia piuttosto recente (1905) e l’esterno alquanto anonimo, l’interno ospita delle belle tele: sarebbe davvero un peccato non lasciare l’occhio libero di curiosare per qualche attimo almeno.

Fuori le mura
Più che per i monumenti, o per i fatti sotto ad essi sepolti, oggi Isola del Piano è famosa per la sua campagna. O meglio, per i prodotti che essa – unitamente al sapere che le mani di uomini e donne hanno maturato nei secoli – sa offrire. Quella che circonda il borgo è una terra generosa, ordinata, fertile, brulicante di vita, una terra quasi interamente posta sotto un regime di agricoltura biologica.
Tra ulivi e campi di grano, di tanto in tanto fa capolino qualche pietra. Ad esempio quelle che compongono la storica frazione di Castelgagliardo. A dispetto del nome, si tratta di un borghetto minuscolo. Un castelletto che pare una miniatura, e che proprio per questo sorprende.
Ha un ché di romantico, questo luogo. Un luogo che sembra bastare a se stesso e che pure si compone unicamente d’una abitazione, di una chiesa intitolata alla Madonna del Carmine e di una possente cinta muraria dalla quale spuntano qua e là, come per una benevola insolenza, delle grosse e splendide querce.

Da non perdere poi – sulla via già percorsa che collega Isola del Piano alla Città di Urbino – l’antico Monastero di Montebello. L’edificio sacro, fondato dal Beato Pietro Gambacorta da Pisa attorno al 1380, fu il primo cenobio dei frati Girolamini, Congregazione che poi proliferò in tutto il Ducato urbinate.
A partire dal 1933 il Monastero – causa l’abolizione dell’Ordine da parte di Papa Pio XI – conobbe la desolazione propria dell’abbandono. La pietosa situazione trovò termine sul finire degli anni ’70, quando Gino Girolomoni rilevò la costruzione per farne la sede di una delle primissime cooperative agricole italiane votate al biologico.
Oggi a Montebello trovano posto un noto agriturismo e il Museo della Civiltà Contadina che, previa richiesta, rimane aperto al pubblico.

Isola del Piano: piccolo centro, grande anima
Non c’è nessuna Statua della Libertà a Isola del Piano. E nemmeno è passato Banksy a movimentare il paesaggio urbano coi suoi colori. Eppure visitare questo castello riserva sempre delle sorprese a chi sa leggere la meraviglia nel non detto, nel non apertamente mostrato.
Isola del Piano ha saputo mantenere negli anni il suo carattere paesano e le sue tradizioni, e visitare questo minuscolo centro è un po’ come prendersi una vacanza dall’incerto presente per un tuffo – sia pure di poche ore – nel rassicurante passato vissuto dai nostri padri.
Qui espressioni come ‘comunità’, ‘prendersi cura’ e ‘rispetto’ hanno ancora un senso. E il bar (che da queste parti si chiama ancora osteria) non ospita slot machine, ma nonni che – mentre tentano un colorito commento ai fatti del tg – vengono assediati dai nipoti in attesa d’una moneta per il gelato o per il sacchetto di patatine.

Lo si capisce subito che questo borgo è un po’ speciale, anzi, una mezza idea fa capolino già all’ingresso del paese, quando si fa notare un cartello che invita ad andare piano con l’auto. E’ un cartello che i manuali di scuola guida non contemplano e che raccomanda: “RALLENTATE! QUI I BAMBINI GIOCANO ANCORA IN STRADA!”.
A dire di quella di Isola del Piano come di una popolazione gentile e attenta all’altro vi sono poi le maniere, il buongiorno che tutti hanno in bocca e il piccolo scaffale di libri da prendere in prestito accessibile a chiunque.
Piccole cose, insomma. Piccole cose che per me valgono un Louvre.
Buona visita.

Grazie
Si fa quel che si può con quel che si ha. E Isola del Piano di bello ne ha moltissimo. Grazie a Te!