LA TORRE COTOGNA
La Torre Cotogna di Ca’ Mazzasette, un caparbio soldato che sfida tempo e solitudine.
Cattedrali che grondano affreschi, opere che tracimano dai musei, palazzi che – tutti in tiro- strizzano l’occhio al turista: signori, benvenuti nell’immensità di Urbino. Ma Urbino non è fatta unicamente di Palazzo Ducale e di quei gioielli che, splendidi, vengono posti sotto il naso del visitatore: ci sono bellezze più umili e intime che non figurano nei depliant, ma che ogni giorno allietano gli occhi e l’anima della gente che vive loro attorno.
E’ il caso della Torre Cotogna, massiccia fortificazione medievale a base quadrata, che si trova nei pressi della frazione di Ca’ Mazzasette, piccolo nucleo abitativo che conta poco meno di un centinaio di abitanti e che ha impresso profondamente nella memoria il ricordo della violenza nazifascita.
La Cotogna, tra il 1300 e il 1500, era probabilmente parte di un piccolo castello di cui oggi non c’è più traccia, ma che doveva ospitare una piccola guarnigione militare con il compito di segnalare agli altri fortilizi della zona, tramite l’utilizzo di fuochi e specchi, l’eventuale ingresso del nemico nella vallata. D’altra parte, da qui la vista è ottimale, per non dire incantevole.
Testimone e a volte protagonista dello scontro tra Montefeltro e Malatesta, si dice che vi trovarono alloggio anche Francesco Sforza e le sue truppe.
La torre – alta all’incirca diciassette metri – venne costruita utilizzando principalmente arenaria e ciottoli di fiume. Anche qualche mattone fu utile alla realizzazione dell’edificio, soprattutto per la costruzione dei beccatelli, di cui oggi se possono ammirare a malapena i contorni.
Circondata da campi coltivati, svetta solitaria e maestosa sulla sua collina da più di ottocento anni, la bella Torre Cotogna. In verità le sue condizioni sono tutt’altro che buone, è solamente la fierezza da vecchio soldato che la tiene ancora in piedi: la cotogna è un anziano tenace che si rifiuta di passare a miglior vita e noi i nipoti troppo presi dalle nostre cose quotidiane per farcene carico.