L’arte delle Monete nel Ducato di Urbino: ‘ad ogni Duca la sua moneta’
Percorrere la Provincia di Pesaro-Urbino in lungo e in largo, dar modo agli occhi di archiviare immagini di borghi straordinari e alle orecchie di cogliere il sussurro di una natura a volte amica e a volte no, mettermi in cammino con l’idea di ricalcare i passi di uomini e donne che un qualche fatto ha reso più o meno celebri: questo è quello che mi piace fare (e se segui il blog da un pochino certamente te ne sarai accorto).
Oggi però ho voglia di un qualcosa di nuovo, di un viaggio del tutto differente dal solito: un viaggio nella storia del Ducato urbinate da percorrere tutto d’un fiato attraverso le sue monete più importanti e rappresentative.
Un sentiero certo impegnativo, quello che mi aspetta, e che mi vede sprovvisto finanche del più basilare dei mezzi: ecco perchè ho deciso di affidarmi ad una guida d’eccezione, una guida che di nome fa Marco Pedoni e che è l’ideatore del gruppo facebook ‘ Le monete del Ducato di Urbino e del Montefeltro ‘ (se ti va di iscriverti al gruppo o di avere maggiori informazioni, fai un salto QUI).
Bene, il viaggio comincia. Lascio la parola a Marco e prendo a seguirlo. E tu che fai, vieni con noi?
Le Monete del Ducato di Urbino
Le monete dei Montefeltro e dei Della Rovere ci offrono una nuova opportunità di scoprire e di riappropriarci di una Storia dell’Arte del Ducato di Urbino.
Le Zecche ufficiali erano dislocate ad Urbino, Pesaro, Gubbio, Casteldurante, Senigallia e Fossombrone. Erano aperte, una per volta, a rotazione. I ferri e gli strumenti della Zecca, insieme ai coni e ai punzoni delle monete, erano di proprietà del Duca e venivano trasferiti, a seconda della necessità, nei locali della Zecca di volta in volta selezionata. La Zecca di Pesaro è stata quella maggiormente attiva rispetto alle altre, perché i Duchi, soprattutto Francesco Maria II, la prediligevano come città di residenza e di rappresentanza.
Le monete sono pezzi di storia, pura testimonianza di società passate. Sono come documenti che attraverso la numismatica (che studia le monete in ogni suo particolare) ci restituiscono infinite informazioni sulla cultura di un popolo e del suo sovrano. Come un’opera d’arte, la moneta ci dà l’idea del gusto e della tecnica, permettendoci di ricostruire l’ambito culturale dell’epoca, il suo come e il suo perché.
La corti dei Montefeltro e dei Della Rovere furono per cultura e realizzazioni artistiche tra le più splendide del Rinascimento, anche per quello che riguarda le monete prodotte.

Le monete dei Montefeltro
Guidantonio – Conte di Urbino e duca di spoleto, figlio di Antonio Novello – fu il primo della famiglia Montefeltro a dare avvio alla coniazione di monete grazie alla concessione da parte di Papa Martino V.

Figlio di Guidantonio, Oddantonio fu il primo dei Montefeltro a potersi fregiare del titolo di Duca di Urbino, onoreficenza concessa nel 1443 da Papa Eugenio IV.

Figlio naturale del conte Guidantonio, succeduto al fratello Oddantonio alla Signoria di Urbino nel 1444, Federico da Montefeltro trasformò il Ducato di Urbino in un importantissimo centro artistico e culturale, in Italia secondo
solo a quello di Lorenzo il Magnifico (suo nemico) a Firenze.
Di Federico esiste un solo esemplare di moneta con ritratto (Mezza Lira in figura sotto) e si trova al Museo Correr di Venezia.
Questa moneta riporta i titoli di Duca di Urbino, di Capitano Generale e di Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa che, a quel tempo, erano due tra le più importanti nomine pontificie che si potessero ricevere, in questo caso concesse da Pio II e Paolo II.
La carica di Gonfaloniere era un’antica e illustrissima onorificenza conferita dalla Santa Sede che i sommi Pontefici conferivano a sovrani, principi e distinti personaggi ritenuti meritevoli di custodire il gonfalone della Romana Chiesa, simboleggiato con delle chiavi incrociate, insegna della Sede Apostolica.
L’emissione di questa moneta è da considerarsi eccezionale, a celebrazione dell’importante avvenimento.

Figlio di Federico e di Battista Sforza, Guidobaldo da Montefeltro succedette al padre all’età di dieci anni, rimanendo sotto la tutela del cugino Ottaviano degli Ubaldini fino al raggiungimento della maggiore età. Perdette e riacquistò due volte (1502-03) il suo Ducato, mantenendone definitivamente il possesso dopo la morte di Alessandro VI. Non avendo avuto figli dalla moglie Elisabetta Gonzaga, adottò (1504) il nipote Francesco Maria Della Rovere.

Le monete dei Della Rovere
Francesco Maria I Della Rovere nacque nel 1490 da Giovanni della Rovere, Prefetto di Roma, e da Giovanna, figlia di Federico da Montefeltro. Nel 1508, estinta la discendenza dei “Da Montefeltro”, Francesco Maria divenne signore di Urbino.
Osservando la successione dei tipi di monete emessi dalle diverse Zecche ducali, vediamo un’evoluzione di gusto, passando da una tradizione medievale, alle rappresentazioni dei vari Santi protettori, alla quale erano particolarmente legati i vari signori, fino ad arrivare al ritratto, che segna l’inizio di una grande innovazione della monetazione italiana rinascimentale. Il ritratto sulla moneta diventa simbolo di potere che il Signore si è conquistato. E quale migliore mezzo delle monete, che passano di mano in mano e che venivano custodite gelosamente!

Guidobaldo II Della Rovere fu un condottiero piuttosto noto tra i suoi contemporanei, figlio di Francesco Maria I della Rovere e di Eleonora Gonzaga. Trascorse la maggior parte della vita a Pesaro, sua città prediletta, dove fu Mecenate di artisti e letterati, e fece di quella cittadina una delle corti più raffinate e splendide del Rinascimento.

Figlio di Guidobaldo II e Vittoria Farnese, Francesco Maria II Della Rovere è stato un condottiero rinascimentale e ultimo esponente dei Della Rovere.
Fu anche l’ultimo Duca di Urbino, Duca di Sora, Signore di Pesaro, Senigallia, Fossombrone e Gubbio.
Morì a Casteldurante il 28 aprile 1631.
Una curiosità circa alcune monete coniate sotto Francesco Maria II Della Rovere è la scritta FERETRIA. Questa scritta appare su alcuni testoni della zecca di Gubbio, su quella di Pesaro, su di in uno scudo d’oro e su testone d’argento della zecca di Urbino.
Sulle monete della zecca di Gubbio è abbinato all’albero di rovere e alla veduta della città, cosi come in quelle di Pesaro e Urbino ma con delle piccole differenze del conio.
In realtà la scritta FERETRIA deriva da ‘MONS FERETRI’ (oggi noto come San Leo), località che ha dato il nome alla regione marchigiana del MONTEFELTRO, dove un tempo sorgeva un tempio dedicato alla divinità Giove Feretrio.

Le monete di Lorenzo de’ Medici
Figlio di Piero “il Fatuo”, Lorenzo de’ Medici fu signore di Firenze e primo ed unico duca di Urbino della dinastia Medici. Suo nonno era quindi Lorenzo il Magnifico, con il quale a volte viene erroneamente confuso a causa dell’omonimia loro e di quella dei rispettivi genitori.
Divenne duca di Urbino nel 1516 grazie a papa Leone X di cui era il nipote. Un governo urbinate, il suo, che si inserì da parentesi, da breve e dolorosa interruzione, alla signoria di Francesco Maria I.

In conclusione, Il Ducato di Urbino ha una gamma di monete così ampia che sono stati necessari molti anni per effettuare approfondite analisi allo scopo di ripercorrere i tre secoli nei quali si sviluppa la sua storia, una storia strettamente legata a quella delle due famiglie che hanno fatto grande il passato del nostro territorio e improntato la formazione degli stati regionali italiani.
Marco Pedoni
TESTO DI RIFERIMENTO:
A. CAVICCHI – Le Monete del Ducato d’Urbino da Guidantonio di Montefeltro a Francesco Maria II Della Rovere – Eugubium, 2001