Montesecco di Pergola, il castello che disse no a Napoleone
Tagliato fuori dalle più importanti vie di comunicazione e lontano dalle industrie, Montesecco è oggigiorno abitato sconosciuto ai più. Eppure, come ogni borgo che si rispetti, ha la sua storia da narrare e qualche meraviglia da mostrare, piccoli incanti che ancora, tenacemente, l’agghindano.
Qualche parola sulla storia di Montesecco
L’origine di Montesecco, oggi frazione della bella città di Pergola, è cosa remotissima, da far risalire almeno ai primi anni del ‘200, quando a far da padrone al feudo ci pensava il vescovo di Fossombrone.
Attorno al 1250 il borgo, sostenuto dalla vicina Gubbio, riuscì ad imporsi come libero comune. L’autonomia non durò tuttavia a lungo se è vero che Montesecco divenne possedimento malatestiano prima e feltresco poi.
Infine, con l’estinguersi del Ducato di Urbino, all’abitato toccò di entrare nell’elenco dei domini papali. Montesecco rimase comune fin dopo l’Unità d’Italia, ovvero fino al 1869.

Uno sguardo su Montesecco
Per vicoli e vie di Montesecco
E’ un caratteristico arco d’ingresso quello che dà il benvenuto al visitatore, un arco sorvegliato da una possente torre quadrangolare che ancora si innesta alla perfezione nel circuito murario scarpato realizzato in laterizio e arenaria.
Salendo le strette vie che fendono il piccolo centro si raggiunge una grande piazza. Ed è proprio la dimensione spropositata di questa, unitamente alla presenza di case e palazzi di un certo pregio, che porta a pensare che un tempo da queste parti scorresse vita in abbondanza, vita a stento contenuta entro le mura castellane.

L’antico arco d’ingresso presso il borgo di Montesecco
Oggi solo l’immaginazione può ridare a Montesecco le corse sfrenate e le grida dei bimbi, ma osservando uomini e donne che si chiamano per nome, si affacciano alle finestre per proporre un caffè, si danno appuntamento per la partita a carte della sera, emerge ancora fortissimo il senso di comunità. E tutto questo è una carezza per l’anima, uno star bene così marcato e sincero che i risultati offerti dai libri di self-help e dai moderni centri benessere non possono che far scuotere la testa e increspare le lebbra in un sorriso.
Due sono le chiese presenti nel borgo. La prima, più piccola, è intitolata a San Sebastiano e conserva al suo interno uno splendido affresco di scuola marchigiana ritraente la Madonna della Misericordia. Opere di un certo interesse si trovano anche presso l’edificio di culto più ampio, questo dedicato a Ss. Maria Assunta, e vanno a far compagnia a un Crocifisso ligneo annerito dalle fiamme e dalla storia: era il 1808 quando le truppe di Napoleone devastarono e incendiarono l’abitato. Perché? Perché le genti di Montesecco rifiutarono l’arruolamento coatto dei propri figli e fecero del paese un centro di raccolta della insorgenza antifrancese della Valcesano.
Per ultimo è necessario dire del dono più prezioso che questo antico castello, immerso in un affascinante paesaggio montano ricchissimo di boschi, riserva al visitatore. Si tratta della tipica cartolina delle terre marchigiane, una polaroid scattata da un balcone naturale a forma di paese che- dall’alto del suo poggio- misura 500 metri sul livello del mare, un’immagine incredibile che in un sol colpo sa abbracciare l’Adriatico e gli Appennini. Insomma, un panorama capace di lasciar penzolare a mezz’aria la mandibola di chi guarda per più di qualche attimo.
Buona visita!

Chiesa di Ss. Maria Assunta – Montesecco
BIBLIOGRAFIA
- D. SACCO – La Provincia dei Centoborghi – Metauro Edizioni, 2006
- G. ILARI – Pergola in tasca – Ciabocchi Editore, 2015
Bellissimo Borgo, visitato più volte in bicicletta. Prende vita in agosto in occasione della ” Notte Verde”. Da vedere.
Grazie per il commento, Marco. Per quanto mi riguarda, sebbene Montesecco sia un gran bel borgo, quello che mi ha stupito di più è stata la gente. Pensa che mi sono fermato per un saluto di cortesia e in due minuti si è formato attorno a me un capannello di anziani che ha preso a dirmi del loro paesello. Dovevo fermarmi mezz’ora e sono ripartito due ore dopo e con un caffè in più nello stomaco. Fantastico, davvero.
Io sono nativo di Montesecco, paese che mi è rimasto sempre nel cuore. Gli abitanti sono molto ospitali, purtroppo sono rimaste pochissime persone, circa 15. Una volta non potevi andar via da Montesecco, se non accettavi un bicchiere di vino, salumi locali, ed un buon caffé.
Il panorama è eccezionale . si spazia dagli appennini, fino al mare Adriarico, con colline verdeggianti e ben coltivate. dalla sapienza degli agricoltori, nel rispetto della natura. E’ un paese tutto da vedere per rilassarsi la mete ne l’anima.ù
Vero, Franco. Confermo quanto dici su Montesecco. E sì è entrato nel cuore anche a me che ci sono stato un piao d’ore, figurarsi a chi c’è nato! Un sorriso.
Il caffè no può essere che della zia Vera! Grazie per queste belle parole sul mio paesello.
Ma grazie al tuo paesello, che mi ha regalato una giornata splendida. E in caso a zia Vera!
Ma…esistono più i Filosofi a Montesecco?
Temo di no. Chissà se qualche pergolese riuscirà a illuminarci sulla questione?
In merito ai Filosofi, c’è Gabriella , la figlia di Gino, che ora sta dal figlio a Senigallia, ma ogni tanto ritorna a Montesecco, dove ha l’abitazione. Ma tu, Angelo, sei il figlio di Bruno Filosofi ? Io sono un suo cugino : mia madre e la mamma di Bruno , Luigia,erano sorelle.