PALAZZO DUCALE DI URBINO, I MATTONI DEL RINASCIMENTO
Artigliata alle sue due alture, protetta da mura e ingentilita da un incanto ben calcolato di pinnacoli e linee curve, l’antica capitale del Montefeltro si presenta subito al visitatore per quella che è: una città maschia e guerriera, e assieme dolce, accogliente. Su ogni cosa spicca il profilo del Palazzo Ducale di Urbino, simbolo di un uomo, di una comunità e finanche di un’epoca: il Rinascimento.
Lo splendido edificio in laterizio, con inclusioni in pietra bianca, è parte integrante della città senza essere da essa imprigionato. Risulta fuso con le case e le vie, eppure la sua facciata più caratteristica (detta “dei torricini”) è rivolta al di fuori, getta il suo sguardo lontano per valli che si susseguono apparentemente senza voler finire mai. Un palazzo, insomma, legato al locale e alle sue genti, ma aperto al mondo.
A questo modo ne parla Baldassarre Castiglione nella sua opera Il Cortegiano:
“Federico edificò un palazzo, il più bello che in tutta Italia si trovi; e d’ogni opportuna cosa sì ben lo fornì, che non un palazzo, ma una città in forma di palazzo esser pareva”.
Un buon biglietto da visita, non credi? E allora andiamola a scoprire, questa meraviglia.

Il Palazzo Ducale di Urbino splendidamente innestato nella città
Storia del Palazzo Ducale di Urbino e della sua realizzazione.
Come suggerisce Paolo Dal Poggetto nel suo Guida alla Galleria Nazionale delle Marche, la costruzione della splendida dimora si può suddividere in cinque momenti distinti:
- L’acquisizione da parte dei Montefeltro di alcune proprietà nella zona dove successivamente sorgerà il palazzo.
- La fase iniziale, in cui i lavori seguono le direttive dell’architetto toscano Maso di Bartolomeo, coadiuvato da Fra’ Carnevale.
- Il periodo probabilmente più importante, quello tra 1464 e 1472, dove sono le idee portentose di Luciano Laurana e fungere da carburante per il progetto.
- La fase, anch’essa determinante, legata all’architetto senese Francesco di Giorgio Martini.
- Il periodo roveresco, dove vengono affidati alla prodigiosa mente di Filippo Terzi i lavori per l’ampliamento della struttura.
Agli albori di un sogno: viaggio nelle ambizioni di Federico.
Federico sale al comando dello Stato di Montefeltro nel 1444, subito dopo la congiura di palazzo che mette impietosamente fine alla vita dissoluta del Duca Oddontanio, suo fratellastro. Immediatamente il nuovo Signore urbinate riprende il programma di suo padre Guidantonio, programma volto a consolidare i domini e, se possibile, ad accrescerli. Non solo, continua la politica genitoriale atta a fare della città un polo culturale unico nel suo genere.
Urbino è già magnete per maestri d’arme, poeti, teologi e artisti minori d’ogni sorta. Ma il luogo dove essi si ritrovano, il vecchio palazzo del nonno Conte Antonio, è contenitore del tutto disadatto alla bellezza, nonché insufficiente ad ospitare un numero di persone così elevato e in continua crescita. Ed ecco che nella mente di Federico fa capolino un’idea tanto folle quanto grandiosa: costruire un palazzo a gloria sua e dei posteri.

Facciata ad ali, Palazzo Ducale di Urbino
Tra il dire e il fare… basta cominciare.
Il giovane Montefeltro prende ad acquistare svariate abitazioni attorno alle proprietà di famiglia e le fa inglobare in una nuova costruzione. Costruzione che, tuttavia, ancora non assomiglia affatto a quella che oggi lascia di stucco migliaia di visitatori.
Il sogno di donare a Urbino e a se stesso un luogo capace di rappresentarli degnamente nel mondo deve però attendere: prima ci sono da sistemare i conti in rosso delle casse statali.

Una bifora splendidamente decorata (vista da Piazza Rinascimento).
E’ solo nel 1455 che Federico può permettersi di ingaggiare un buon architetto: Maso di Bartolomeo. L’artista toscano, senza infamia ne lode in quel di Firenze, trova nella piccola Urbino un ambiente incoraggiante, fatto di persone meno abituate al bello e per questo più propense a meravigliarsene. Ed è forse per questo operare nella generale ammirazione che nel decorare e riattare la porzione di palazzo che dà su Piazza Rinascimento, grossomodo quella inerente il cosiddetto appartamento della Jole, dà il meglio di sé.
Maso riesce certo a edificare un bel palazzotto dal sapore rinascimentale ma che, seppur le decorazioni siano gran cosa, non riesce ancora a distinguersi da altre belle dimore dell’epoca.
Il salto di qualità ha nome e cognome, si chiama Luciano Laurana.
L’assoluta novità, l’inedito splendore del Palazzo Ducale di Urbino, sta nel non essere chiuso in una strada, neppure in una città. Esso è tutt’altro che schivo, è il centro della vita. La parte che dà su Piazza Rinascimento presenta infatti una rientranza che “fa piazza” lei stessa, quasi volesse invitare il forestiero a entrarvi. Per non parlare poi di quel assoluto capolavoro che è la facciata dei torricini, facciata del tutto aperta al panorama, al punto che natura e mattoni paiono congiungersi l’un l’altro in maniera spontanea, e che si mostra in tutta la sua magnificenza al visitatore ben prima che questi abbia messo piede in città.

Facciata dei Torricini, Palazzo Ducale di Urbino
La fenomenale intuizione è del dalmata Luciano Laurana, a capo dei lavori dal 1468 al 1472, che si occupò, tra le altre cose, anche della realizzazione di un piazzale appena sotto la dimora di Federico (oggi conosciuto come Mercatale).
Nel 1472 Laurana parte per Napoli e viene sostituito da Francesco di Giorgio Martini. In realtà il progetto, almeno sulla carta, è quasi ultimato, ma il genio senese ci mette del suo, soprattutto nella realizzazione del giardino pensile, della Terrazza del Gallo e di un complesso sistema idraulico che rende la dimora feltresca la più all’avanguardia tra quelle ad essa contemporanee.
Gli ultimi interventi si devono a Filippo Terzi e ai suoi committenti: i Della Rovere. E’ in periodo roveresco che il palazzo verrà dotato di un ulteriore piano, cancellando così la merlatura.
Cosa significa visitare il Palazzo Ducale di Urbino oggi?
Visitare il Palazzo Ducale di Urbino significa immergersi nella storia, nell’arte, nella meraviglia. Usufruendo dell’entrata sulla facciata che dà in Piazza Rinascimento (detta “facciata ad ali”) si viene subito catapultati nello splendore del cortile d’onore. Un cortile che ricorda assai un peristilio di casa ellenistica, puntellato da snelle colonne sormontate da capitelli corinzi. Alle pareti un’iscrizione che a tradurla oggi suonerebbe più o meno così:
“Federico, Duca d’Urbino, Conte del Montefeltro e di Casteldurante (Urbania), Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa e capo della Lega Italica, costruì per intero codesto palazzo a gloria sua e dei posteri, combatté in battaglia, sei volte guidò gli eserciti, otto volte vinse il nemico, vincitore in tutte le guerre, accrebbe il suo dominio. La sua giustizia, la sua clemenza, la sua moralità uguagliarono durante la pace le sue vittorie”.
Dal cortile progettato dal Laurana si possono raggiungere gli antichi locali della Biblioteca, il Cortile del Pasquino, il Museo Archeologico, il Tempietto delle Muse, la Cappella del Perdono, i sotterranei e lo splendido Scalone d’Onore che conduce al primo piano.
La Galleria Nazionale delle Marche.
Il primo e secondo piano del celebre edificio sono, dal 1912, sede della Galleria Nazionale delle Marche. Nonostante le diverse spoliazioni subite ripetutamente dal palazzo, la più disastrosa probabilmente da ricercarsi nella dote che Vittoria della Rovere porta con se a Firenze, rimangono splendide decorazioni, cornici e camini a ricordarne i fasti antichi. Inoltre le buone amministrazioni del museo sono riuscite a recuperare diverse opere e a ottenerne altre in buon numero.
Gli appartamenti
Le zone di cui si compone il palazzo sono dette “appartamenti”.
Il primo appartamento in cui il visitatore mette piede è quello della Jole, così chiamato per via della raffigurazione della stessa sul camino della prima stanza. Interessante anche la terza stanza, dove è situata l’Alcova del Duca, una splendida e preziosissima lettiera dipinta, realizzata da Fra’ Carnevale.
Segue l’appartamento dei Melaranci. Piuttosto curiosa la Stanza del Re d’Inghilterra: qui, ospite di Papa Clemente XI Albani, vi alloggia per un breve periodo Giacomo III Stuart.
Ma il meglio deve ancora venire: è l’appartamento del Duca quello che trasforma gli occhi del curioso in qualcosa di simile a palline da golf, che ne fa pendere la mandibola di stupore. Si tratta di un gruppo di stanze preziosamente ornate, di cui la più spettacolare è senza dubbio lo Studiolo. Alle pareti pannelli intarsiati egregiamente presso la bottega fiorentina di Baccio Pontelli, lavoro che segue i disegni del Botticelli e di Francesco di Giorgio Martini. La parte alta ospita le raffigurazioni di Uomini Illustri (quelle in seppia sono riproduzioni degli originali, oggi al Louvre).
Attraversando il vasto Salone del Trono, si accede infine all’appartamento detto della Duchessa.
Al secondo piano trova spazio l’appartamento Roveresco con stanze dedicate principalmente alla figura di Federcio Barocci. Nello stesso piano una fitta collezione di ceramiche.
Arte al Palazzo Ducale di Urbino.
Una vista a palazzo è d’obbligo, e non solo per il contenitore. Qui infatti sono esposte opere di artisti prestigiosi. Meraviglia nella meraviglia, i vani stupendamente decorati danno alloggio a opere eccezionali, opere di Raffaello Sanzio, Guido Reni, Piero della Francesca, Federico Barocci, Luca Signorelli, Giovanni Santi, Paolo Uccello, Francesco di Giorgio Martini, Timoteo Viti, Luca Della Robbia e… niente, è meglio finire qui: elencarli tutti sarebbe annoiare a morte il lettore. E la noia, da queste parti, non è proprio di casa.
Buona visita.
BIBLIOGRAFIA
- P. Dal Poggetto, Galleria Nazionale delle Marche, Gebart, Roma 2006
- F. Fraternali, Urbino insolita, Ciabocchi Editore, Fabriano 2017
- M. Bucci – P. Torriti, Il Palazzo Ducale di Urbino, Sadea, Firenze 1969
- Aa.Vv, Urbino. Guida d’arte, L’Alfiere, Urbino 2010