Piandimeleto e il Castello dei Conti Oliva
Non solo Malatesta e Montefeltro in quel della Provincia di Pesaro-Urbino: benvenuti a Piandimeleto, antico Castello dei Conti Oliva.

Uno sguardo sull’abitato di Piandimeleto
Cenni storici sul Comune di Piandimeleto
Il Comune di Piandimeleto è situato su un dolce pianoro dell’Alta Valle del Foglia e oggi conta poco più di duemila abitanti.
Le sue origini risalgono al medioevo, più precisamente al XII secolo, quando venne edificato un primo nucleo di costruzioni dai Rettori della Massa Trabaria. Planus Mileti, tuttavia, cominciò a svilupparsi effettivamente solo a partire dal ‘300, ovvero da quando una famiglia nobile del Montefeltro vi si stabilì dal vicino borgo di Piagnano: parliamo degli Oliva.
Quella degli Oliva era una famiglia di origini germaniche scesa in Italia alla fine del X secolo al seguito dell’imperatore Ottone III e che, grazie all’astuzia e al valore militare di alcuni suoi membri, non tardò a ritagliarsi un posto d’onore nella storia (locale e non solo): questi infatti riuscirono a stabilire fortunati rapporti con i Montefeltro, i Malatesta, i Gonzaga e persino con i Medici di Firenze.
Nel 1377 Papa Gregorio XI diede legalmente forma alla Signoria degli Oliva, i quali acquisirono, tra gli altri, il Castello di Piandimeleto, che prese il loro nome e che venne presto eletto a residenza ufficiale.
La nobile casata mantenne saldo il dominio sul territorio fino alla morte dell’ultimo suo rappresentante (metà XVI° secolo), prima che il tutto tornasse di pertinenza della Santa Sede.

Uno dei vicoli del nucleo storico del paese
Piandimeleto: cosa vedere
Rispetto al resto della Provincia, Piandimeleto si mostra presto al visitatore per quello che è: una piacevole eccezione. A differenza di quanto si può dire parlando di paesi e borghi limitrofi, infatti, l’antica Planus Mileti non ha conosciuto il dominio dei Montefeltro né, tantomeno, quello dei Malatesta.
E’ una cittadina, insomma, che fa un po’ storia a sé. E, non fosse altro che per questo, una visita è – più che in altri casi – d’obbligo.

Piandimeleto, Castello dei Conti Oliva
Il castello dei Conti Oliva
Vuoi per il celebre Palio che vi si svolge ogni anno, vuoi perché impossibile non notarlo, l’attrazione più celebre di Piandimeleto è il suo palazzo fortificato.
Fu Carlo I, probabilmente il più significativo tra tutti i componenti della casata, uomo colto ed eccezionale soldato, a far ristrutturare la vecchia rocca. In effetti si trattò di innestare un nuovo edificio su una struttura preesistente, un fortilizio che si ergeva a strapiombo sul fiume Foglia e che venne distrutto dalle truppe di Francesco Sforza nel 1445.
Il risultato fu un connubio tra fortezza militare e palazzo signorile: se da un lato fanno ancora bella mostra di sé le merlature ghibelline, le caditoie, i beccatelli, il cammino di ronda e l’imponente torre quadrata del primitivo edificio difensivo, dall’altro gli interni – probabilmente ad opera dell’artista fiesolano Francesco di Simone Ferrucci – stupiscono per raffinatezza e magnificenza.
Oggi il palazzo dà alloggio a ben quattro raccolte museali: il Museo del lavoro contadino, nel quale troviamo esposti oggetti capaci di raccontarci quella che fu la vita di un tempo nelle campagne del Montefeltro; l’ Erbario delle Marche con poco meno di trecento esemplari di fiori, erbe e piante ivi esposti; la Sala dell’Araldica, contenente una collezione di stemmi dipinti su cuoio che riproducono le insegne delle famiglie nobili che ebbero rapporti con il territorio; infine il Museo delle Scienze della Terra con la sua importante raccolta di minerali e rocce.
Ma non sarebbero solo musei a essere ospitati nel Castello dei Conti Oliva, stando alla tradizione c’è dell’altro: si narra infatti che questo, nelle fondamenta o in un qualche cunicolo, nasconda un tesoro. Saranno gioielli? Sarà oro? O forse un importante segreto iniziatico?
Per le vie del centro storico
Le curiosità inerenti il Comune di Piandimeleto non finiscono qui: il turista può passeggiare per le strette vie ortogonali del piccolo nucleo medioevale alla ricerca delle abitazioni che presentano ancora la porta del morto. Questa è una struttura caratteristica delle abitazioni medioevali in uso particolarmente nelle vicine Umbria e Toscana.
La porta del morto era ubicata accanto all’ingresso principale della casa e si poteva distinguere da questo sia per le dimensioni più ridotte, sia perché rialzata rispetto al piano stradale. La bassa e stretta porticina doveva essere utilizzata soltanto per far passare la bara di chi abbandonava la casa, piedi in avanti, per non farvi mai più ritorno. Mai nessun vivo, nemmeno per sbaglio e per nessuna ragione, doveva uscire dalla porta del morto e per ciò si badava a che fosse sempre ben chiusa.
Un’altra piccola meraviglia sulla quale vale la pena di soffermarsi per qualche momento almeno è il Convento di Sant’Agostino. L’anzianità della costruzione non solo è testimoniata dalle peculiari monofore, ma viene ribadita ancor più chiaramente dall’iscrizione sulla ghiera di un arco gotico (oggi tamponato) che porta impressa la data del 1285.
Se non ancora soddisfatto, il visitatore potrà riempirsi gli occhi con la bellezza della rinascimentale e poco distante torre circolare, la cui struttura si ricollega alle architetture martiniane presenti in gran numero nei territori dell’urbinate e del Montefeltro.
Per orari di visita ai monumenti cittadini e ulteriori informazioni, ti rimando al sito comunale.

La Torre Circolare di Piandimeleto è oggi inserita in un giardino privato. Fortunatamente è visibile anche dal piano stradale
Altri tesori disseminati nelle campagne di Piandimeleto
E’ bene ricordare che il territorio comunale, così come le sua bellezza, non si esaurisce con il centro storico. Anzi, probabilmente il senso più vero di Piandimeleto sta nelle sue campagne e nei borghetti che le popolano.
Certamente vanno nominati Viano e la sua bella parrocchiale, così come va detto di San Sisto e del Museo del Fungo che vi trova spazio.
Su tutti i villaggi sorti attorno al capoluogo, però, più di altri si fanno notare Monastero e CAVOLETO. Il primo può vantare la presenza di un luogo di fede fondato ai tempi della lotta per le investiture, le cui mansioni paiono oggi paragonabili a quelle d’una chiesa di campagna, ma che una volta era una potentissima abbazia (conosciuta come Santa Maria del Mutino); il secondo è un vero e proprio pezzetto di medioevo arrivato intatto fino ai giorni nostri, un borgo ancora avvolto nell’abbraccio di mura originarie, ammantato di dolce nostalgia e bellezza appena sussurrata, un abitato dove la pietra è ancora l’elemento dominante.

Una sbirciatina al borgo di Cavoleto
Buona visita!