San Vito sul Cesano: il castello e la pieve
Similmente ai molti centri minori lui prossimi, il castello di San Vito sul Cesano non conta che qualche decina di residenti. Al contempo, però, questo borgo murato sa differenziarsi dal vicinato per più d’una ragione.
A renderlo riconoscibile non è solamente la presenza di uno svettante campanile (visibile già da lontano), ma anche una dignità tutta particolare: pochi attimi spesi a passeggio per le vie del paese saranno infatti sufficienti a suggerire che non ci si trova in un semplice abitato di campagna, ma che si è capitati, piuttosto, in una cittadina in miniatura.
San Vito sul Cesano, in effetti, ha molto della fierezza di quei nobili decaduti che si vedono nei film, di quelli che indossano lo stesso abito in tutte le scene della pellicola, un abito elegante ma abbondantemente consumato per il lungo e costante utilizzo. E allora gironzolare per il paese significa gettare lo sguardo su un gran numero di pregevoli portali e altrettanti severi palazzi, il cui intonaco tuttavia non è stato del tutto capace di reggere alle angherie del tempo che scorre.

Il borgo
Al castello di San Vito sul Cesano si accede attraversando la suggestiva porta d’ingresso, un arco a sesto acuto sormontato da alcuni stemmi in arenaria che devono senz’altro aver conosciuto tempi migliori.
Una via in salita fende il piccolo centro per condurre fino alla bella Chiesa di San Francesco (edificio precedentemente intitolato a S. Apollinare). A questa “strada principale” si vanno a collegare diversi vicoli che, assieme alla via circolare che costeggia le mura esterne, danno origine al più tipico dei tessuti urbani medievali.
Ma non è solo la pianta a dire il passato di San Vito sul Cesano: a tal proposito è da segnalare la presenza di una curiosa fontana a manovella che un tempo – quando l’acqua in casa non esisteva – garantiva il rifornimento idrico agli abitanti.
Tra le meraviglie locali va infine segnalata l’unica ancora capace di esprimere una certa, seppur umile, maestosità: è la Pieve Vecchia che sorge giù da basso, ben fuori il minuto castello. E questo è davvero un luogo speciale, un luogo che merita un discorso a parte.

La Pieve Vecchia di San Vito sul Cesano
I numerosi rifacimenti e il suo trovarsi in mezzo a generosi campi potrebbero malignamente suggerire al forestiero d’una chiesuola di campagna relativamente recente. E allora è bene mettere subito le cose in chiaro: la storia della Pieve Vecchia parte da molto, molto lontano.
Il luogo di fede veniva già menzionato negli Annales Camaldulenses Ordinis Sancti Benedicti del 945 d.C., un documento che da solo basta a dirci dell’anzianità del nostro edificio sacro (per altro costruito probabilmente molto prima della data di stesura del testo). Dal medesimo scritto si può apprendere dell’appartenenza della Pieve al Monastero di S. Apollinare in Classe di Ravenna e di come questa fosse anticamente decisamente più grande rispetto a oggi, dal momento che se ne legge come di un cenobio e non di una semplice chiesa.
Dei fasti trascorsi rimangono alcune curiosissime formelle disposte sulla facciata esterna e risalenti con tutta probabilità al secolo VIII°. Le più interessanti ritraggono animali fantastici (come draghi, serpenti, basilischi e grifoni), strane bestie che simboleggiano le forze del maligno e che loro malgrado si trovano ad indossare una specie di collare… come a dire della potenza della Chiesa, dell’energia benefica capace di domare Satana e la sua orribile banda.
Ciò che invece la nostra Pieve non poté tenere a freno furono le incursioni di popoli ostili che spinsero gli abitanti del villaggio che le era cresciuto attorno (e di cui la storia non ricorda più il nome) a cercare rifugio nella collina sovrastante, dove in un giorno perduto negli abissi del tempo venne fondato l’abitato di San Vito sul Cesano.

Storia di San Vito sul Cesano (in breve)
La storia di San Vito sul Cesano è arrivata ai giorni nostri estremamente frammentata.
Ciò che per certo sappiamo è che in origine il borgo dovette subire l’influenza dei monaci della vicina Abbazia di San Lorenzo in Campo (oggi capoluogo comunale) e che nel 1227 divenne cosa dell’abate di San Paterniano.
Poco più di un secolo dopo, il castello fu ceduto a Fano. E proprio al principio degli anni fanesi subì un violento saccheggio ad opera della Compagnia di Fra Moriale.

Il paese appartenne agli Sforza per un paio di primavere, vale a dire fino alla concessione pontificia del 1445 che garantiva allo stesso la possibilità di reggersi su proprio statuto. Tale autonomia fu tuttavia di breve durata, se è vero che nel 1449 San Vito era già stato dichiarato feudo di Antonio Provvedini da Rimini.
Dopo aver conosciuto la dominazione dei Malatesta e il saccheggio urbinate del 1457, l’abitato tornò a essere castello fanese. E quando Fano divenne nuovamente cosa dei Papi di Roma, San Vito sul Cesano mutò in uno dei numerosi possedimenti dei Della Rovere.